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5 volte in cui Hunter ha ricontattato la squadra + 1 volta in cui ha ricevuto una sorpresa

Summary:

Ho ricevuto il prompt: "5 momenti in cui Hunter si fa sentire dalla squadra per far sapere che sta bene e per sentire come stanno e un momento in cui sono loro a trovarlo alla fine di una missione e fargli una sorpresa (scegli tu chi)"

Notes:

ENGLISH version is probably coming as soon as possible

Work Text:

Dopo aver lasciato Fitz nella camera criogenica, Hunter si era chiesto quando avrebbe potuto provare ad avere notizie da lui e dalla squadra. Dopotutto non aveva idea di come sarebbero potuti tornare indietro nel tempo, né tanto meno in quale momento sarebbero riapparsi. Da qualche parte tra i suoi pensieri c'era anche un grosso "se", ma aveva tutte le intenzioni di ignorarlo. Così si era concentrato sulla sua nuova missione, la più insolita e inaspettata che avesse mai dovuto affrontare: prendersi cura di una bambina che vede il futuro e di sua madre. 

Il dubbio comunque era destinato a durare poco. Quel grosso "se" finì presto in frantumi, scosso e distrutto da Quake in persona, insieme a parecchi metri di asfalto e al generale Talbot in tutina nera, a quanto pare. 

"Ah, Fitz, che mito assoluto."

"Mai stata così felice guardando il telegiornale", Bobbi completò i suoi pensieri, fissando ammaliata le immagini di Daisy sullo schermo. 

Nel coas causato dallo scontro, all'improvviso si aggiunse una voce famigliare, diffusa per le strade e riportata in diretta tv: "qui è lo S.H.I.E.L.D., veniamo ad aiutarvi."

Hunter aveva già preso le birre e un succo di frutta per la piccola Robin, pronto a festeggiare.

Avrebbe lasciato passare un po' di tempo prima di provare a mettersi in contatto con Fitz, se non fosse stato per la bambina. 

Le visioni di Robin diminuirono ma non si fermarono. Quella sera stessa rivolse a Hunter frasi enigmatiche, riferendosi a Fitz ed Enoch  al passato e al futuro, parlandone come se potessero essere sia morti che vivi allo stesso tempo.

Hunter si era abituato a non forzarla a spiegare meglio quello che vedeva, ma questa volta le informazioni che gli dava rischiavano di farlo impazzire.

"Forse è ancora confusa dai vari futuri che ha visto." Anche Bobbi sembrava preoccupata ma provava a rassicurarlo. 

Hunter cominciò immediatamente a scrivere una lettera a BallBlaster Hooligans, cercando di nascondere il suo messaggio tra i soliti insulti provocatori per il Manchester United. 

"Persino Robin che è solo una bambina è più in forma dei top player di quella squadra di mezzeseghe." Robin sta bene.

"Vorrei proprio sapere cosa passa per la testa delle persone che scelgono di tifare ManU." Di un tifoso in particolare, almeno. 

 

 

 

 

 

 

Due mesi dopo

 

 

"Ancora niente?" 

La domanda di Polly attirò l'attenzione di Hunter che alzò finalmente lo sguardo dell'ennesimo numero di BallBlaster Hooligans.

"No, solo altri insulti di tifosi del Manchester che non ne possono più delle mie lettere," rispose lanciando il magazine nella pila sul tavolino. 

"Robin?" 

"Sembra che avrete una nuova missione a breve. Niente su Fitz."

Hunter si voltò verso Bobbi per rivolgerle uno sguardo interrogativo e i due si guardarono in silenzio per alcuni istanti. Benché fossero rare, Polly aveva già assistito ad alcune comunicazioni silenziose della coppia. Non era sicura di preferirle ai battibecchi, ma li rispettava abbastanza da aspettare che fossero loro a rompere il silenzio.

"Credo sia arrivato il momento di dirmi come comunicare con Mack."

"Hunter..."

"Avrete avuto un modo almeno quando eravate nel club segreto dei tassorosso, no?" 

Bobbi lasciò andare un sospiro rassegnato prima di rispondere. "Il vero shield", sottolineò automaticamente il nome dell'organizzazione, nonostante avesse cambiato idea da tempo sulla leadership di Coulson, "aveva un modo, sì. Non era mia intenzione avere altri segreti. C'è una linea sicura, ma è inutilizzata da anni."

Hunter sorrise. "Scommetto che Mack la controlla ogni sera dall'addio delle spie." 

Lei abbassò lo sguardo. "Ho pensato di usarla all'epoca, ma potevamo essere ancora spiati e non volevo fargli correre rischi, poi sono successe troppe cose."

"Che ne dici di provare adesso?"

 

Cinque minuti dopo la faccia sorridente di Mack apparve sullo schermo del computer di Bobbi.

"Era tanto che non ci vedevamo, Barbara!"

"Oddio, non cominciare con quel nome."

Mack rise di gusto prima di proseguire più seriamente: "Non credevo che ti avrei rivista. Ti trovo bene."

"Ciao anche a te, Mack. Ci sono anch'io, ti ricordi?"

"Ah, Hunter. Non ci crederai ma mi sei mancato." 

"Certo che ci credo, chi non sentirebbe la mia mancanza?"

Mack rise e alzò gli occhi al cielo senza rispondere.

"Mi sei mancato anche tu. Insieme a tutti gli altri. A proposito, speravo di avere notizie da Fitz al vostro ritorno, ma non sono riuscito a mettermi in contatto. Ci aggiorni tu?"

L'espressione sul volto di Mack cambiò molto rapidamente. 

"Be', come direttore, dovrei dirvi che sono informazioni riservate..." 

Per un attimo si sentì sollevato quando le reazioni sorprese da quella prima informazione interruppero la sua frase, ma sapeva che questo avrebbe significato ancora più spiegazioni e brutte notizie da dare. Iniziò a spiegare il problema di Coulson e di come aveva scelto di sacrificarsi per permettere a Daisy di salvare il mondo. Aggiunse qualche racconto allegro riferito da May da Tahiti, sperando che l'idea che se ne fosse andato felice e soddisfatto potesse alleviare il peso di quella notizia, prima di aggiungere l'altro carico. 

Aveva pensato che spiegare la situazione di Fitz e il paradosso che avevano creato viaggiando nel tempo sarebbe stato complicato, ma Hunter lo colse al volo.

"Se è arrivato nel futuro, significa che la camera criogenica ha funzionato per 75 anni. Possiamo tirarlo fuori prima."

"Se non è ancora sotto shock, sicuramente Jemma ha già calcolato dove si trova", aggiunse Bobbi con convinzione.

Mack sorrise. "Sì, è così. È già partita con Daisy, Piper e Davis."

 

Conclusa la conversazione, decisero che era giusto dare qualche informazione essenziale anche a Polly, almeno per quando riguardava Enoch. Non erano informazioni facili da assimilare, ma potevano rispondere almeno parzialmente a tutte le domande che si erano posti negli ultimi mesi. Era qualcosa.

Almeno questo era quello che Hunter aveva pensato prima di iniziare a spiegare la situazione a Polly. Più parlava, però, più si rendeva conto che la cosa era più sconvolgente di quando aveva inizialmente realizzato. Si chiese come Mack era riuscito a spiegare il tutto mantenendo un'espressione seria e quasi rassicurante tutto il tempo. Specialmente perché, conoscendolo, era abbastanza sicuro che la nozione che qualcuno potesse morire ed essere vivo contemporaneamente fosse abbastanza da mandare in tilt lui e la sua fede. Il fatto che quel qualcuno fosse Fitz poteva solo aver peggiorato le cose. 

Quando si coricarono quella sera Bobbi si sdraiò su un fianco, più vicina possibile a lui.

Gli passò una mano tra i capelli e lui si concesse di abbandonarsi in quella carezza, rilassando finalmente i muscoli delle spalle che aveva inconsciamente tenuto in tensione per tutto il tempo. Le prese la mano per baciarla, poi si girò anche lui su un fianco e la tirò a sé. 

"Visto?" La voce di Bobbi era un sussurro flebile e triste. "Non basta uscire dallo Shield."

"Non penso si possa davvero uscire da quella squadra, Bob."

La strinse più forte e trascorsero qualche momento in silenzio.

"Non lo farò, perciò non arrabbiarti, ma avrei proprio voglia di abusare di quella tua linea sicura nei prossimi mesi."

"Stavo pensando la stessa cosa. E niente potrebbe farmi arrabbiare con te in questo momento." 

 

 

 

 


Tre mesi dopo 

 

 

Hunter entrò nell'appartamento che aveva affittato all'una passata. Era esausto. La sensazione era di non dormire da giorni e in effetti era riuscito a ricavarsi solo un paio d'ore a notte da quando era partito. Adesso però aveva finalmente con sé il pacco che era stato mandato a recuperare. Se l'era cavata con qualche graffio, un inseguimento, un paio di scontri e probabilmente una o due costole incrinate. Sperava che la parte della missione affidata a Bobbi stesse scorrendo più liscia, ma non aveva modo di contattarla per il momento.

Una volta nella stanza si rese conto di trovarsi da solo per la prima volta dopo tanto tempo. Prima di avere affidate Polly e Robin trascorrere lunghi periodi separati era la normalità.

Negli ultimi mesi, però, era stato sempre circondato dai disegni della bambina, con Polly che faceva di tutto per rendere qualsiasi posto abitassero una vera casa e Bobbi che sembrava godere di quell'atmosfera e che poi aveva vissuto il lutto di Coulson diventando quasi appiccicosa. Dovette ammettere a se stesso di essersi disabituato alla solitudine. 

Si concesse di pensare con una certa malinconia a quando, di ritorno dalle missioni, aveva avuto un'intera base piena di persone ad aspettarlo. Poi non poté far a meno di pensare a Jemma e Daisy da qualche parte nello spazio. 

Mack aveva promesso di dare notizie il prima possibile, perciò lui e Bobbi avevano interpretato il suo silenzio deducendo che non erano ancora tornate. Per lo meno fino al giorno della sua partenza. Per quanto ne sapeva Mack poteva aver già parlato con Bobbi mentre lui era impegnato a prendere in giro gli idioti a cui aveva sottratto il pacco. Quel pensiero si insinuò facilmente fino a convincerlo del tutto. 

Doveva essere così. In quel caso sarebbe stato lecito usare la linea sicura da solo. 

Forse aveva solo bisogno di sentire una voce amica, ma era certo di essere solo e inosservato e la linea sicura era... be', sicura. Perciò si decise a chiamare Mack.

"Santo cielo, Hunter, che hai combinato?"

Non aveva riflettuto molto sul modo in cui si stava presentando. "Oh. Non è niente, dovresti vedere l'altro." 

"Sei sicuro? Non è una richiesta d'aiuto?"

Hunter sorrise sinceramente. "No, sto benone. Ma sono stato irraggiungibile e lontano da Bobbi per un po', volevo verificare di non essermi perso niente."

"Ah, qui succede sempre qualcosa. La maggior parte sono informazioni riservate, ma posso dirti che non ho ancora avuto notizie importanti da Jemma." 

Hunter lasciò andare un lungo sospiro. "Peccato, avrei davvero gradito una bella notizia."

"Sei sicuro di stare bene?"

"Sì." 

"Be', posso dirti che stanno bene e Simmons sembra aver imparato una quantità esagerata di cose su diversi pianeti di cui non sapevamo assolutamente nulla. Incluse delle lingue aliene."

"Non mi aspettavo nulla di meno da lei. Dev'essere dura però."

"Ha Daisy."

"Lei come sta?"

"Sembrerebbe cavarsela bene."

"May?"

"Ancora provata da Tahiti, ma la conosci."

Hunter annuì. "Tu, invece?"

Mack sembrò essere stato preso alla sprovvista per un attimo. "Bene."

"Per essere il direttore di un'organizzazione segreta, non sei un granché come bugiardo."

"Essere direttore è... stancante."

Hunter lasciò andare una risatina. "Se penso a tutte le volte che hai detto di voler mollare... e ora sei il capo."

Mack rise con lui. "Sì, la vita è strana, ti porta a cambiare idea continuamente."

Hunter lo guardò con una serietà che raramente l'amico gli aveva visto in volto. "Non farti schiacciare dalle responsabilità e non pensare troppo, direttore."

Lui rispose con un sorriso.
"Tu cerca di pensare di più e medica quelle ferite. Non ti si può guardare." 

 

 

 

 


10 mesi dopo 

 

 

Hunter rientrò in casa con la spesa appena fatta. Era uno di quei rari periodi di calma. I sacchetti erano pieni di birra, perché c'era la partita del Liverpool e si sentiva in vena di festeggiare anche solo l'opportunità di vederla in pace. Stranamente erano anche pieni di verdure. Da quando c'era Robin si sentiva in dovere di portare in tavola cibo decente. 
Polly aveva provato a convincerli che non c'era davvero bisogno che continuassero a preoccuparsi per loro, perché da quando la questione della distruzione della terra era risolta non c'era più nessuno a cercarle e la bambina stava molto meglio. In effetti Robin parlava molto di più, aveva meno visioni e sembrava più connessa con la realtà. Ma Enoch non era tornato, sia Hunter che Bobbi volevano essere in grado di darle notizie in merito. Per di più ormai volevano bene sia alla bambina che alla madre. Si allontanavano raramente, durante le missioni pericolose, poi tornavano "a trovarle".

Ad un certo punto Polly aveva intuito che in fin dei conti anche le due spie avevano bisogno di loro, forse più che il contrario, un po' per un sincero e profondo affetto che anche lei e la figlia provavano nei loro confronti, un po' per avere qualcuno da cui tornare, un senso di appartenenza e di casa. La cosa non le dispiaceva affatto, anche perché la sua vita con Robin tendeva ad essere molto solitaria, perciò aveva smesso di insistere. 

Quella sera Hunter preparò una delle sue zuppe e poi si mise sul divano, in trepidante attesa della partita. Robin si sedette accanto a lui.

Bobbi ridacchiò e li indicò a Polly. "È davvero riuscito a renderla una tifosa?"

"Sembrerebbe di sì. Ormai, oltre alla NWSL, segue il Liverpool anche quando non ci siete."

"Be' meno male, pensa se avesse iniziato a tifare Manchester United."

Mentre le due donne ridevano, poco più in là Hunter si fece stranamente silenzioso. Bobbi si voltò a controllare.

Robin gli stava dicendo qualcosa all'orecchio e non sembravano più prestare attenzione alla partita.

"Oh, oh."

"Che succede?"

Lui si voltò. Stava sorridendo.

"Dice che un volto familiare si è fatto rivedere allo SHIELD."

 
Dieci minuti dopo erano di nuovo in collegamento con Mack.

"Che vuol dire che non sono tornati? Sei sicuro?"

"Certo che sono sicuro, Hunter! Sono il direttore e loro viaggiano su un enorme velivolo dello S.H.I.E.L.D., penso che me ne sarei accorto!"

"Ok, ok. Chi è tornato allora? Robin ha parlato di un volto familiare."

Mack assunse di nuovo quell'espressione di chi è preso alla sprovvista e non sa se rassegnarsi a parlare o meno.

"Che c'è, Mack?" Sta volta la domanda arrivò da Bobbi.

Non poteva mentire a Bobbi.

"Un volto familiare si è rivisto, in effetti. Ma non sappiamo ancora come sia possibile e penso sia meglio non parlarne per ora."

Bobbi annuì silenziosamente, ma il silenzio non è mai stato il forte di Hunter. Decise di non insistere, ma almeno una cosa doveva chiederla.

"Ti prego, dimmi che non è ancora la stupida faccia di Ward."

La domanda riuscì a strappare una risata a Mack. "Grazie a Dio no. Un lato positivo c'è, dopotutto." 

 

 

 

 

 

Qualche settimana dopo.

 

 

Quando Robin tornò a parlare di volti familiari, non era passato molto tempo dall'ultima volta.

Hunter sospirò e si sedette accanto a lei, offrendogli dei salatini dal pacchetto che aveva appena aperto.

Lei insistette: "Qualcuno di familiare è tornato."

"Lo so, tesoro, ma Mack non vuole dirmi chi è, perciò se non lo fai tu non posso fare molto con queste informazioni."

"Non il volto familiare di prima. Non è la stessa cosa. Questo te lo direbbe."

Tre frasi di fila, dev'essere importante.

"Non riesci a dirmi chi è?"

Robin riuscì a pronunciare il nome con un sorriso: "Daisy."

Hunter sorrise a sua volta, ma solo per un momento. "E Fitz? Simmons?"

La bambina tornò al suo solito silenzio.

"Ok, non fa niente. Possiamo provare a chiedere a Mack."

Questa fu la chiamata più breve. Mack non rispose subito, raccontò dopo di essere stato impegnato a parlare con Daisy.

"Lei sta bene, ma ci sono delle cose di cui devo occuparmi, ragazzi, non posso restare a spiegarvi molto."

"Dicci solo di Fitz ed Enoch e perché Jemma non è con Daisy?"

"Fitz ed Enoch sono vivi. Jemma è con loro, se ne sta occupando."

Bobbi sembrò ancora più allarmata. "Da sola?"

"Barbara, Jemma è molto diversa dalla ragazzina che hai dovuto salvare dall'hydra anni fa. Come ho appena detto anche a Daisy, sono sicuro che quei due insieme troveranno subito un modo per tornare a casa."

Un agente che non avevano mai visto entrò nella stanza per chiamare Mack e lui salutò in fretta.

"Ha appena detto di aver rassicurato anche Daisy? Non è lei l'ultima ad averli visti?"

Quella di Hunter era praticamente una domanda retorica a cui Bobbi non poté far altro che alzare le spalle.

"Chissà perché questa fretta."

"Pensi che dovremmo preoccuparci?"

"Se ci mettessimo a pensare a tutte le cose di cui lo S.H.I.E.L.D. potrebbe doversi occupare, dovremmo stare sempre preoccupati."  

 

 

 

 

Tre mesi dopo.

 

 

Hunter e Bobbi avevano dovuto accettare un'altra missione separati. Questa volta però erano abbastanza vicini da incontrarsi subito dopo. L'appuntamento era in un piccolo motel in mezzo al nulla, dove avrebbero potuto fare il punto della situazione e riposarsi un po' prima di tornare dai clienti e infine andare a trovare Polly e Robin. Avevano deciso di vederle di meno, a seconda del tipo di missione che stavano affrontando e delle persone che potevano avercela con loro, ma non era ancora il momento di preoccuparsi.

Appena arrivato Bobbi gli corse incontro e lo abbracciò.

"Ehi. Sono contento anch'io di vederti. Aspetterei di entrare in camera prima di saltarci addosso."

Lei sorrise ma fece di no con la testa.

"Torniamo subito da Polly."

"Credevo dovessimo passare dai clienti prima. E riposarci, anche quella parte ha una certa importanza."

Bobbi non lo stava ascoltando. Gli prese il viso tra le mani e lo osservò attentamente.

"Ti devo medicare."

Lui sbuffò. "Non è niente. Sei strana. Perché sei strana?"

Lei sorrise e alzò le spalle senza rispondere.

"Ti devo medicare", ripeté.

"Va be'."

Lei lo prese per mano e lo trascinò nella stanza, prima di uscire un kit per le medicazioni e fargli cenno di sedersi sul letto.

"Agli ordini", disse ironicamente mentre eseguiva le istruzioni. "Ti dispiacerebbe dirmi che ti passa per la testa?"

"Ho finito prima del previsto, ti aspettavo da un po'. Possibile che riesci a fare a pugni con qualcuno in ogni singola missione?"

"Non so se te ne sei accorta ma il nostro non è esattamente un lavoro pacifico e tranquillo."

"Eppure io non ho la faccia costantemente ricoperta di sangue." Il suo tono era tra il severo e la presa in giro, ma il suo atteggiamento era delicato e premuroso. Gli sollevò il viso con due dita e iniziò a disinfettare un paio di tagli che aveva sul volto, appena sopra il sopracciglio destro e sulla guancia. 

Da quella posizione, costretto a guardarla in viso mentre si prendeva cura di lui con grande concentrazione, non riuscì proprio a prendersela. "È perché anche i nemici sanno che la tua è una faccia troppo carina per essere presa a pugni."

Bobbi accennò un sorriso ma non cedette. "O perché sono più furba di te."

Lui sbuffò. "Può darsi, ma non credere che non sappia che stai sviando il discorso."

"Da cosa?"

"Non lo so, dimmelo tu."

Lei finì il lavoro con un cerottino di sutura per la ferita più grande, sulla fronte. Poi sorrise e gli fece una carezza prima di rispondere. "È una sorpresa."

Lui rispose al sorriso e provò a baciarla ma venne subito allontanato. "Vatti a lavare e cambiare, tra dieci minuti partiamo."

 

Durante il viaggio verso la nuova casa di Polly, Hunter provò più volte ad avere qualche indizio ma Bobbi era irremovibile. D'altronde era una delle migliori spie in circolazione, neanche il suo partner poteva carpire informazioni se lei decideva il contrario. 

Dopo un po' il viaggio iniziò a pesare e i postumi della missione a farsi sentire, ma Bobbi sembrava così entusiasta che Hunter non osò protestare.

Appena arrivati però un commento era inevitabile. "Finalmente! Adesso se continui a non parlare puoi accomodarti con Robin e io potrò almeno fare due chiacchiere con Polly." 

Bobbi sorrise ancora di più e scese subito dall'auto. Aprì la porta senza suonare e Hunter si stupì di sentire che Polly stava già chiacchierando con qualcuno.

Niente poteva però superare la sorpresa e la felicità che lo pervasero una volta arrivato in salone.

Seduti sul divano con lei c'erano infatti Fitz e Simmons. Sembravano in salute e felici. Lei indossava una magliettina lilla e dei jeans, lui pantaloni, camicia e il suo solito cardigan. Nessuna traccia di loghi dello shield, armi o qualsiasi altra cosa che potesse far pensare fossero di passaggio durante una missione.

Appena li videro entrare si alzarono immediatamente. Bobbi corse ad abbracciare Jemma per prima. Hunter diede a Fitz il tempo di dire quello che sapeva già avrebbe detto.

"Settantadue lettere di insulti al Manchester United, Hunter, davvero?"

"Ce l'avevo con un idiota in particolare che non si decideva a rispondere."

"Oh, scusami tanto, ero impegnato a salvare il mondo, mentre tu seguivi il campionato!"

"Sì, anch'io preferirei farmi congelare piuttosto che guardare il ManU."

"Non ti permettere!"

Hunter non seppe più cosa rispondere e cominciò a ridere. Poi finalmente si abbracciarono.

"Avevo dimenticato quanto siete ridicoli insieme." La voce di Bobbi lì riportò alla realtà. "Ora però lascia che lo abbracci anche io."

Hunter lasciò mal volentieri andare Fitz, solo per passare subito ad abbracciare Jemma.

"Grazie per essergli stato vicino quando ero bloccata nel futuro."

"Mi dispiace non aver potuto fare altrettanto per te. Grazie per averlo riportato indietro."

"Non preoccuparti, io non ero sola."

"A proposito come sta Daisy?"

"Bene, è di nuovo nello spazio, ci ha preso gusto."

Hunter stava per chiedere di più ma Fitz lo interruppe subito.

"C'è qualcun altro su cui dovremmo aggiornarvi."

Prima di proseguire guardò la moglie e lei annuì con un gran sorriso.

"Ho sentito che sei diventato bravo con i bambini, tanto da trasformare la povera Robin in una tifosa del Liverpool."

Hunter lo ignorò per rivolgersi direttamente a Jemma. "Oddio, sei incinta?"

Lei non ebbe il tempo di rispondere. Robin entrò nella stanza seguita da un'altra bimba bionda, incredibilmente simile a Fitz.

"Hunter, Bobbi, lei è Alya."